La fraternità servirebbe in queste occasioni come passaggio chiave per crescere la pace nel mondo in modo costruttivo ed evitare che l’umanità si rivolga alla “terza guerra mondiale”, queste sono le parole di Papa Francesco a Redipuglia.
Il cardinale segretario di Stato, Pietro parolin dopo aver accompagnato al Pontefice al pellegrinaggio nel cimitero austro-ungarico e al sacrario militare goriziano in memoria della prima guerra mondiale, ha lasciato una sua intervista a Nicola Gori per il giornale “L’osservatore romano”.
Che impressioni ha avuto vivendo da vicino il pellegrinaggio del Papa?
È stata una visita breve, ma intensa, una specie di statio dolorosa caratterizzata da uno spirito di raccoglimento e di preghiera, e si è svolta all’insegna della riflessione sui temi della guerra e della pace. Temi sviluppati molto efficacemente dal Papa nell’omelia, soprattutto laddove, richiamando il libro della Genesi, ha affermato che alla radice di ogni guerra c’è sempre questo atteggiamento: «A me che importa di mio fratello?». Credo che anche la gente, per quello che ho potuto vedere, abbia compreso il carattere particolare di questa visita. Naturalmente c’è sempre grande gioia per la presenza del Papa; ma, oltre a ciò, a Redipuglia c’è stata anche una partecipazione molto attenta, sentita, profonda.