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Lourdes in nome della Sorgente

“Io sono l’Immacolata Concezione.”

A – IN SINTESI

Inizialmente ci vengono proposti tre obiettivi e i gesti concreti per metterli in opera:

1 – IL VOLTO DI MARIA, IMMACOLATA CONCEZIONE

La creatura completamente trasparente dell’amo­re offerto. Una creatura, non una dea né un’in­termediaria tra Dio e l’uomo. Una donna com­pletamente disponibile, dalla A alla Z, dal concepimento fino alla morte. È concepita senza peccato, senza ostacolo contrario all’amore, Immacolata: se così non fosse Dio sarebbe rimasto a bussare alla sua porta. In effetti, l’amore può prendere car­ne in lei, non rimanere una parola nell’aria. Concepisce il dono di Dio, suo Figlio, il suo Unico, il suo Tutto. Si identifica con questa missione: la concezione del Figlio di Dio. Il 25 marzo, dopo tre settimane di apparizio­ni e tre settimane di silenzio, può dichiarare a Bernadette: 70 SONO l’Immacolata Concezione.” Ecco perché al popolo cristiano piace avvicinarsi così tanto a Maria, una madre così bella. La sua immagi­ne è venerata ovunque nelle nostre regioni. A Lourdes siamo invitati a pregarla, in segno di gioia e gratitudine.

Portiamo a Lourdes l’immagine di Maria.

2 – L’APPARIZIONE SUCCESSIVA A QUELLA DEL 25 MARZO AVVIENE IL MERCOLEDÌ DI PASQUA, 7 APRILE.

Bernadette, alla fine dell’evento, tiene tra le mani non più la cera ma la fiamma della candela, divenendo lei stessa cero pasquale, roveto ardente, segno della presenza bruciante dell’Amore che vuole passare attraverso di noi. Tutti sono scelti, ancor prima della fondazione del mondo, per essere santi e immacolati alla presenza di Dio nell’amore. Il privilegio di Maria ci dice chi siamo e la nostra vocazione.
Ognuno di noi riceve un ciottolo bianco e un nuovo nome, il segreto del suo cuore nel cuore di Dio: il nome e la missione. Tutti lo ricevono nella grazia del proprio battesimo: “Sei il mio amato figlio. Sei una pura mera­viglia!” E la grazia del sacramento della Riconciliazione ci riporta alla gioia della nostra nuova nascita in Dio. Avevamo istintivamente il gusto del peccato, Maria ci dà il gusto di Dio, il gusto dell’adorazione, dell’ascolto della sua Parola, il gusto di una vita interamente donata.

Ricevo un ciottolo bianco dove scrivo il nome ricevuto nella preghiera e nella condivisione.

3 – LA CHIESA È UNA FAMIGLIA, il luogo materno in cui ci riconciliamo con Dio, dove riceviamo fratelli e sorelle con i quali condividiamo il dono di Dio. Un cristiano isolato è un cristiano in pericolo! Maria, la Madre, ci vuole insieme, con Gesù, nostro fratello maggiore. Realizziamo così di essere preceduti da una moltitudine di testimoni che hanno accolto la luce nella loro vita. Questi sono i santi e possiamo scegliere la figura che ci aiuterà maggiormente sul cammino della fede.
Tutti noi portiamo a Lourdes tante intenzioni che ci vengono affidate. Tor­niamo da Lourdes ricchi di un nuovo impegno: forse l’acqua della Grotta, i ricordi … Possiamo anche scoprire la grazia di una fraternità cristiana, un gruppo di preghiera, un servizio, un movimento. Tra le altre cose, per rima­nere nella grazia dell’incontro di Maria con Bernadette, ci può essere dato lo scapolare della Famiglia di Nostra Signora di Lourdes. Ogni mese rice­viamo una lettera che meditiamo, se possibile con gli altri, per formare pic­coli Cenacoli, case di discepoli-missionari, apostoli di una nuova Pentecoste.

A Lourdes, vorremmo contraddistinguere le feste mariane, il mese di Maria, fare del Santuario e dei luoghi che ne fanno parte delle “scuole dell’Immacolata”, ricordandoci sempre che Maria ci conduce al Cristo. È lui che ce la dona: “Ecco tua madre!” E ci rende attenti: “Fate quello che vi dirà”

Scelgo di ricevere il nome di un santo che mi accompagni. Facciamo un atto di fede o di consacrazione all’Immacolata Concezione di Maria.

PREGHIERA DELLA CONSACRAZIONE A MARIA
San L-M Grignion de Montfort

Ti scelgo oggi,
O Maria,
alla presenza di tutta la corte celeste,
come mia Madre e mia Regina.
Ti do e ti dedico
in tutta sottomissione e amore,
il mio corpo e la mia anima,
i miei beni interiori ed esteriori,
e il valore stesso delle mie buone azioni
passate, presenti e future,
lasciandoti un intero
e pieno diritto
di disporre di me
e di tutto ciò che mi appartiene,
senza eccezioni,
secondo il tuo desiderio,
per una più grande gloria di Dio,
nel tempo e nell’eternità.

Così sia.

Nostra Signora di Lourdes

Sii benedetto, Dio nostro Padre,
Per aver creato Maria così bella,
E per avercela donata come Madre Ai piedi della croce di Gesù.
Sii Benedetto per averci chiamati, Come Bernadette,
A vedere Maria nella tua luce Ed a bere alla sorgente del tuo Cuore.
Maria, conosci la miseria e i pecca­ti delle nostre vite e della vita del mondo.
Vogliamo affidarci a te oggi Totalmente e senza riserve;
Da te rinasceremo ogni giorno Grazie alla potenza dello Spirito,
Vivremo della vita di Gesù Come piccoli servi dei nostri fratelli.
Insegnaci, Maria,
A portare la vita del Signore.
Insegnaci il sì del tuo cuore.

Atto di consacrazione all’Immacolata di San Massimiliano Maria Kolbe

Degnati di ricevere la mia lode, o Vergine benedetta,
Immacolata Concezione, Regina del cielo e della terra,
Rifugio dei peccatori e Madre molto amorevole
Alla quale Dio ha voluto affidare l’intero ordine di misericordia.
Eccomi ai tuoi piedi.
Io… povero peccatore.
Ti prego, accetta tutto il mio essere
Come tuo bene e tua proprietà.
Agisci in me secondo la tua volontà, nella mia anima e nel mio corpo,
Nella mia vita, nella mia morte e nella mia eternità.
Disponi innanzitutto di me come desideri
Affinché finalmente si realizzi ciò è detto di te:
La donna schiaccerà la testa del serpente.
E anche:
Solo tu vincerai le eresie in tutto il mondo.
Affinché nelle tue mani immacolate così ricche di misericordia,
Io diventi uno strumento del tuo amore,
Capace di rianimare e prosperare pienamente
Tante anime tiepide o fuorviate.
Così si estenderà all’infinito, il Regno del divino Cuore di Gesù.
Davvero la tua sola presenza attira le grazie
Che convertono e santificano le anime
Poiché la grazia scaturisce dal divino Cuore di Gesù
Su tutti noi, passando dalle tue mani materne.

In un campo nel villaggio di San Miguel Los Lotes, in Guatemala, una piccola pianta esce dalla terra coperta di cenere dopo l’eruzione del Vulcano di Fuoco.

La vita è più forte!

B – RIFLESSIONE SUL TEMA
1 – “AVE MARIA…”
a) La grazia di un incontro, all’ombra della Croce

Eccoci alla Grotta, con Bernadette, per incontrare Maria. Infatti, durante le Apparizioni, nessuno ha visto Maria, ma tutti volevano vedere Bernadette: è lei, la bambina sconosciuta di Lourdes, che è stata scoperta nella Luce. È a lei che volevamo unirci nel 2019, per il doppio anniversario della sua nascita e della sua morte.

Nel 2020, vorremmo essere introdotti nel mistero di questo volto che riflette una luminosità di altri luoghi.
Forse, prima di tutto, vorremmo seguire il percorso che la Signora le ha chiesto di fare, in risposta alla
richiesta del 18 febbraio: “Signora, vuole essere così gentile da scrivere il suo nome?”. “Non è necessario”,
risponde con un sorriso, e riprendendo la bellissima formula usata da Bernadette, la impegna con una promessa: “Vuole avere la grazia di venire qui per quindici giorni?” Non può dire il proprio nome come se presentasse un’etichetta, un documento ufficiale, ma le propone di aprirle il suo cuore, e questo presuppone
che voi apriate il vostro… Volete impegnarvi in questo scambio?

Il tempo di considerare una rivelazione reciproca. Nessun sondaggio pubblicitario per conoscere i clienti potrebbe farci entrare meglio in questo libero scambio, in questa comunione di grazia. Perché non si
tratta di prendere, ma di dare, di donarsi, sapendo che solo così si entrerà nella grazia di esistere come persona. Il corpo, la mente, il cuore dell’altro diventano così facilmente beni da sfruttare. Siamo invitati a visitare, a scoprire, a suscitare un Mistero rivelato nel segreto dell’incontro.

Voler conoscere il nome di Maria è come voler ascoltare il battito del suo cuore, stare abbastanza in silenzio per lasciar passare il respiro che l’altra persona vuole trasmetterci, significa vedere a poco a poco dov’è la sua dimora, e anche fermarci lì conformarci ai suoi gusti, al suo modo di pensare, risalire fino alla sua origine per rinascere a nostra volta a una nuova vita, a un’esistenza condivisa.

Bernadette, già al primo momento di sorpresa alla vista della luce nella Grotta, è portata a collocare l’incontro all’ombra di un segno ben consueto, un segno da considerare con il rispetto che merita: il Segno della Croce: “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Nel nome di un Dio in tre Persone che si rivela sulla Croce, Croce della sofferenza, Croce voluta grazie ad un Amore che dona senso anche alla sofferenza e alla morte. Croce che rivela il Mistero di un Dio che è relazione eterna d’amore, fino alla capacità di morire per colui che ama.

È lì che abbiamo sempre un appuntamento. Bernadette lo sa bene, fino alla morte che affronta con il Crocifisso posato sul cuore: Anche lei esiste per amare. “Non vivrò un solo istante se non amando”. Alla Grotta, Bernadette ha vissuto un’esperienza di un incontro ordinario, ma anche così raro: “Mi guardava come una persona che guarda un’altra persona”. Se l’espressione è intesa sul serio, implica un rispetto infinito per il mistero unico di cui è investito ogni essere umano e del quale lui stesso non ha la misura. L’essere umano non è un oggetto o un animale guidato dal suo istinto, è un essere unico con il quale Dio vuole entrare in relazione. Una libertà è indirizzata ad un’altra libertà, nel respiro dello Spirito d’Amore.

Probabilmente avremmo un’idea di questo incontro se unissimo l’inizio e la fine del Vangelo, il saluto rivolto a Maria dall’Arcangelo Gabriele da parte di Dio (Lc 1,28) e quello indirizzato da Gesù alle donne che hanno trovato la tomba vuota: “Salute a voi” (Mt 28,9). Approccio rispettoso di Dio che si rivolge alla libertà della sua creatura per affidarle una missione: far nascere il Cristo, far nascere la Chiesa, fare nascere un mondo nuovo. Le donne sono così chiamate a entrare nel pensiero stesso di Dio, a inventare la vita.

b) “Chi sei, Immacolata Concezione?”
Maria non è altro che la risposta perfetta finalmente data al desiderio di Dio. Essa ci comunica, con la sua offerta, la gioia dell’Amore eterno. Il Padre riconosce in questa piccola donna di Nazaret la creatura che si fida di lui; il Figlio le è affidato senza paura come un piccolo embrione nel ventre della madre, come il bambino totalmente dipendente dalla buona volontà dei suoi genitori. Lei è quindi il Tempio, l’icona, “Sposa” dello Spirito Santo, per usare le immagini amate dal Concilio Vaticano II, dai Papi o dai santi.

“Chi sei tu, Immacolata Concezione?” Questa era la domanda di padre Kolbe durante il suo pellegrinaggio a Lourdes nel 1930. E questo era ancora l’oggetto della sua meditazione il giorno del suo arresto, il 17 febbraio 1941, mentre partiva per il campo di Auschwitz. Riviveva quindi la meraviglia dell’Arcangelo Gabriele, che contemplava in questo piccolo angolo sconosciuto di Nazaret il mistero adorato in cielo: la nascita del Figlio unigenito. La carne di una donna porta la vita di Dio che si dona. È l’eco perfetta dell’eterno Sì di Dio, gli permette di risuonare d’ora in poi nella storia del mondo.

Lo Spirito di fiducia e d’amore fu scacciato dal paradiso dal peccato dell’uomo e la terra diventò un inferno; in seguito si avvicinò ad alcune persone privilegiate, patriarchi, profeti o re, che lo accolsero, ma dimostrarono anch’essi di essere infedeli; ora può rimanere tra gli uomini: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”, poiché tu sei il tabernacolo, la Tenda dove abiterà il dono di Dio.

Dio si rivela umanizzando sé stesso. Si riconosce nella sua creatura, trasparente dell’Amore. Maria, che non si compiace nella sua meravigliosa bellezza, lascia cantare in lei il Dio che si rende umile: Lei è la sua piccola serva, sono simili. E si lascia invitare a posare a sua volta uno sguardo su un’umile ragazza di un piccolo villaggio dei Pirenei, una Nazaret di oggi, una fanciulla chiamata Bernadette che le assomiglia. Riconoscerà e
risveglierà in lei la medesima trasparenza, la stessa disponibilità alla sua missione, ovvero far nascere il Cristo nelle anime.

Il pellegrinaggio ci invita così a realizzare la comunione delle persone intorno a Maria e Bernadette: che appaia nella luce il volto dei fratelli, il volto del mondo, il volto di Dio. Sarebbe interessante che ogni gruppo portasse con sé, a Lourdes, un’immagine di Maria venerata nella sua diocesi, nel suo paese. Potrebbe essere mostrata con gli stendardi della processione mariana per manifestare la presenza sulle nostre diverse strade di questa Madre che ci fa nascere alla vita di Dio. Noi le diciamo tutto il nostro affetto, guidati dal Signore stesso: “Ave Maria…”

2 – “PIÙ GIOVANE DEL PECCATO”
a) Dio si dona, piccolo bambino

Bernadette quindi sa, il 25 marzo 1858, che la Signora della Grotta, Aquero, non è altri che Maria, la Madre di Gesù. Il nome che si attribuisce, tuttavia, può sorprendere. Evoca il dogma definito da papa Pio IX quattro anni prima, l’8 dicembre 1854: Maria fu concepita senza peccato originale. Ma a Lourdes non si tratta più semplicemente di ricordare una qualità già riconosciuta nella preghiera della medaglia miracolosa: “O Maria concepita senza peccato, …” Per Maria si tratta di dire chi è lei, di rivelare il segreto del suo cuore. Unisce le mani ed alza gli occhi al cielo, dicendo: “Io sono l’Immacolata Concezione.”

Si potrebbe pensare che intendesse esprimere che era Purezza Assoluta, ma il concepimento non è una qualità, è

un’azione. Ora, il 25 marzo, nove mesi prima di Natale, si celebra il con­cepimento di Gesù. Maria identifica così tutto il suo essere con la sua mis­sione, di concepire per il mondo un piccolo essere, il Figlio di Dio: non ha altra esistenza che questa maternità, indicata qui alla sua radice stessa, il concepimento del bambino. Se lei stessa è concepita senza peccato, non è perché ci fermiamo ad ammirarla, ma per seguirla nel suo sì, nella sua accoglienza del dono di Dio. “IO SONO”, ci dice, completamente presa da questa follia d’amore che porta Dio a donarsi come un bambino piccolo.

Padre Kolbe cerca di spiegarci: in Dio, il Padre è colui che concepisce, il Figlio è colui che è concepito, lo Spirito è il concepimento, l’amore condiviso del Padre e del Figlio. Dio vuole offrire alla terra questo amore: per questa ra­gione, ha disposto amorevolmente il cuore di una creatura a ricevere il suo Spirito senza alcuna riserva. Se lei non avesse detto sì, non sarebbe stato in grado di forzare la porta, sarebbe rimasto a bussare. Ma sapeva come trovare questa piccola donna di Nazaret, totalmente vuota di sé stessa, di qualsiasi pretesa di un’esistenza autonoma: è piena di grazia, piena di Spiri­to Santo; è molto luminosa.

b)Il successo di Dio
Per Dio, nulla è mai perduto. Il peccato non è la prima parola della storia. Siamo radicati in un Amore che ci accompagna e che il peccato non è riu­scito a cancellare dal profondo dei nostri cuori. Nel cuore della nostra storia, sotto tutti gli strati di violenza e di fango, più vero di tutte le nostre contami­nazioni, c’è questo canto di primavera che sale dal cuore di Maria, c’è questo sì, questo “Fiat” che è detto nella luce e ci libera dalla notte del nulla.

Quando il Signore vuole creare il mondo, sa di poter dire “Fiat Lux”, “E la luce fu”, perché sente già la risposta della sua creatura: “Fiat mihi secundum Verbum tuum”, “Sia fatto di me secondo la Tua Parola”. Intende colpire il cuore di colui che permette alla sua Parola creatrice di prendere carne in essa. L’esistenza non ci viene imposta. Spetta a ciascuno lasciare che questa parte mariana del suo essere si alzi in lui, che dica di sì. “Beato sii tu, Signore, per avermi creato”: era la preghiera di santa Chiara, è la nostra quando ci liberiamo dal nostro orgoglio o dalle nostre paure e ci apriamo alla Vita.

Il “Fiat”, il Sì di Maria è il sì di una libertà che attinge alle fonti della Grazia. Eva aveva lasciato che il Serpente infondesse in lei il sospetto, Maria vede la fiducia di Colui che andrà fino in fondo nella sua fedeltà al Padre. Maria vive dell’obbedienza di Gesù. Nella cronologia della nostra terra, esiste prima di Gesù suo Figlio, ma nel cuore di Dio è sempre la prima discepola della Parola “Figlia di suo Figlio”.

Per sua stessa esperienza, la piccola Teresa del Bambin Gesù può aiutarci a capire la dipendenza di Maria da suo Figlio, meglio dei grandi teologi. Lei stessa è consapevole che, senza l’azione di Dio che la preserva, sarebbe la più grande delle peccatrici: “Riconosco che senza di Lui avrei potuto cadere in basso come Santa Maddalena […] ma so anche che Gesù mi ha dato di più che a santa Maddalena, poiché mi ha dato in anticipo, impedendomi di cadere. (Manoscritto A, 38 v°) La santità è il frutto di una premurosa Misericordia, non è una qualità di cui la persona dovrebbe vantarsi.

Maria, concepita senza peccato originale, sembrava ai teologi un’eccezione alla redenzione universale nella morte e risurrezione del Cristo. Non avrebbe avuto bisogno di essere riscattata. Poiché lei è riscattata alla perfezione, non dopo il fatto, come se Dio potesse solo riparare la sua creazione danneggiata, ma dall’inizio, è “la Donna nella grazia finalmente trovata, … la creatura proveniente da Dio al mattino del suo splendore originale”.

“Duns Scot, per far comprendere questa preservazione del peccato ori­ginale, sviluppò un argomento che poi venne adottato anche da papa Pio IX nel 1854, quando definì solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Questo argomento è quello della “Redenzione pre­ventiva”, secondo la quale l’Immacolata Concezione rappresenta il ca­polavoro della Redenzione operata da Cristo, perché proprio il potere del suo amore e la sua mediazione hanno fatto sì che sua Madre fosse preservata dal peccato originale. Maria è quindi totalmente redenta da Cristo, ancor prima del suo concepimento…”.

c) Una sorgente nascosta, una speranza nuova

Non è il magistero della Chiesa, non sono i teologi che hanno immagina­to questa dottrina. “I teologi di grande valore, come Duns Scot riguardo alla dottrina dell’Immacolata Concezione, hanno arricchito col contributo specifico del loro pensiero ciò che il Popolo di Dio già credeva spontane­amente in merito alla Beata Vergine, e manifestava in atti di pietà, nelle espressioni artistiche e, in generale, nell’esperienza cristiana. Pertanto, la fede tanto nell’Immacolata Concezione quanto nell’Assunzione corporale della Vergine era già presente nel Popolo di Dio, mentre la teologia non aveva ancora trovato la chiave per interpretarla nella totalità della dottrina della fede. Il Popolo di Dio prece­de così i teologi, e tutto ciò gra­zie al sensus fidei soprannaturale, cioè alla capacità dispensata dallo Spirito Santo, che consente di ab­bracciare la realtà della fede, con l’umiltà del cuore e dello spirito.

In questo senso, il Popolo di Dio è un “magistero che precede” e che deve quindi essere approfon

dito e accolto intellettualmente dalla teologia. Possano i teologi ascoltare sempre questa fonte di fede e mantenere l’umiltà e la semplicità dei più piccoli!”[1]

Il popolo non sarebbe stato in grado di sviluppare intellettualmente la dot­trina del peccato originale: ciò che vide fu la certezza di una presenza materna, la tenerezza di un amore, da cui scaturisce una vita vera, non macchiata o condannata, ma pura e bella da sempre e per sempre. Questo è ciò che la fede ci insegna: la fede, cioè la fiducia originale che ci attira dal nulla e ci rende disponibili all’opera di Dio.

Maria concepita senza peccato non manca di nulla, al contrario non è meno umana dei peccatori. È la creatura che non sfugge alle mani di Dio e che rimane obbediente alla grazia. Lei è colei che ascolta tutto, e quin­di completamente libera dalle prigioni dell’egoismo, dell’orgoglio o dalla paura. Vuota di tutto il disordine di un sé ripiegato su sé stesso, è perme­abile all’amore offerto, è in grado di portarlo al mondo.

Maria, un’eccezione nella nostra umanità? Statisticamente certo, ma la ve­rità non è nelle statistiche. Maria è vera umanità, testimonia nel cuore della nostra storia che l’origine è sempre accessibile. E a Lourdes, con Bernadet­te, ci attira alla fonte. Ci fa scoprire chi siamo nel cuore di Dio. È vero che esistiamo per lo sguardo che ci fa vivere. Non mi do la vita, la ricevo e la trasmetto, vivo per e in uno scambio d’amore.

Siamo quindi noi l’eccezione, noi che sentiamo questa complicità con il male, la paura, il sospetto e che cerchiamo di sfuggire nei paradisi artifi­ciali. Ma in Gesù Cristo, suo Figlio primogenito, Dio ci fa rinascere come suoi figli. “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità” (Ef 1,4) Ci fa rinascere nella sua chiesa di famiglia: “ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua ac­compagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Ef 5,25-27).

Lasciamoci allora prendere dall’umiltà sicura di Maria, con la semplicità di Bernadette che evita le trappole che le vengono tese. Acco­gliamo questo bambino che Dio ci dona, “più giovane del peccato, più giovane della razza da cui proviene, e sebbene Madre per grazia, Madre delle grazie, la più giovane del genere umano”.

“Aveva gli occhi blu”, il colore della nascita. Bernadette con­cluse così la narrazione delle apparizioni.

3 – “ECCO TUA MADRE”
a) Un nome nuovo, una nuova nascita

Ogni privilegio in Dio è fatto per essere condiviso. Maria non viene a farsi ammirare da Bernadette, le affida una missione, quella di offrire ad un mondo peccatore questo annuncio: “IO SONO l’Immacolata Concezione”. Bernadette non si limita a ripetere questa affermazione, ma se ne appropria. Così i “sacerdoti” ai quali viene inviata sapranno che a loro volta devono “costruire una cappella”, dimora di Dio tra gli uomini, ma fuori dai cammini già noti, come nel deserto. Sta nascendo qualcosa di nuovo: un popolo viene convocato in una terra vergine per accogliere la grazia di una nuova creazione.

Il fariseo Nicodemo farà a Gesù la domanda che Maria aveva posto all’ Arcangelo Gabriele quando le disse che doveva essere la madre del Messia: “Come può accadere questo? (Giovanni 3) Può un uomo invecchiare di nuovo nel grembo di sua madre per rinascere? Si tratta proprio di questo. La nostra nascita sulla terra ci apre uno spazio che dovrebbe darci la memoria e il gusto di un altrove. Siamo fatti per la felicità di un altro mondo, non per sfuggire da quello in cui abitiamo, ma per risvegliare in noi una disponibilità alla grazia. “Rabbì (che significa maestro), dove abiti? Chiedono a Gesù due discepoli di Giovanni Battista: scopriranno l’amato Figlio che vive nel seno del Padre (Giovanni 1,38-39).

Abbiamo in Maria il modello della cappella da costruire, la casa di Nazaret e del Cenacolo, casa abitata dalla preghiera e disponibile al dono dello Spirito. Il Cachot di Rue des Petits-Fosses non può già darci l’indirizzo? Preghiera e amore familiare, quello era il cibo di Bernadette ogni giorno. Amore per Dio e servizio ai poveri, questa sarà la sua vocazione tra le Suore della Carità di Nevers. Bruciata da una fiamma fuoriuscita dalla tomba la mattina di Pasqua, Bernadette rifletterà il sorriso, la luce dello sguardo e del cuore di Maria, compirà la sua missione, non come un incaricato ignaro del contenuto del messaggio, ma come i primi testimoni della Buona Novella, che ne sono essi stessi trasfigurati.

Bernadette, tornando dall’ estasi, non può spiegare il significato della sua affermazione, ma l’accoglie come un seme nel suo cuore: “IO SONO l’Immacolata Concezione”. Maria, la prima, fu così ammessa nella famiglia di Dio. Non per natura, ma per grazia, per opera dello Spirito Santo in lei si compie la nascita del Figlio di Dio. Anche Bernadette assumerà questa missione. L’abbiamo vista insegnare la Carità di Dio ad una delle novizie entrate a Nevers, che non si sentiva in grado di avvicinarsi alla ripugnante ferita di una sorella malata.11 “IO SONO l’Immacolata Concezione”. Mi lascio bruciare dalla fiamma della candela e divento un roveto ardente: io, per me stessa, non sono altro che una povera pianta spinosa, ma una presenza d’amore mi illumina dall’interno per diffondersi attraverso di me. No, Bernadette, non sei una “buona a nulla”, sei una meraviglia, e farai nascere nella tua sorella, nel tuo fratello pellegrino, il desiderio di trovare la fonte dimenticata del suo concepimento nel cuore di Dio, della sua vocazione come figlio di Dio.

b) Il nome e la missione della Chiesa
Il nome di Maria è la missione della Chiesa, non un’attività tra le altre, ma una missione che la definisce, che le dà il suo nome. Lascia passare, porta, dà alla luce il Figlio unigenito, perfetta espressione dell’Amore del Padre. “Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve.” (Ap 2,17). Sarà bello che, durante il pellegrinaggio, ogni partecipante riceverà un ciottolo bianco dove potrà scrivere la missione che gli è stata affidata, una missione unica nella quale si impegnerà per tutta la vita. Penso a quella suora che, nel giorno in cui ha preso l’abito, ha ricevuto il nome di “Gioia Condivisa”: senza esserne consapevole, in molte circostanze ha irradiato una gioia della quale gli altri potevano nutrirsi.

“IO SONO l’Immacolata Concezione.” Il Signore non è geloso dei suoi privilegi, ci dona il Figlio, il suo unico, quello che gli è caro (cfr – Gen 22,2). A differenza di Abramo, che è dispensato dal sacrificare Isacco, il Padre arriva alla fine dell’offerta e Maria, la Madre, vi partecipa. Ci viene quindi mostrato che questo Amore è in grado di attraversare l’abisso del rifiuto, della sofferenza e della morte e infine di suscitare il sì della creatura che lo riconosce: Dio potrà persino trasformare i colpevoli in pellegrini, riconciliati con la vita che Egli ha donato.

Entriamo in questo dialogo che fa nascere la Chiesa nel giardino della tomba vuota. La donna stava ancora piangendo. Si sente chiamare: “Maria!” E riconosce colui che parla: “Rabbouni!”
(Giovanni 20,16) Gesù, in un certo senso, “rende immacolata” la Maddalena, dandole il nome di colei che ha perso il suo, poiché nel Vangelo di Giovanni è semplicemente chiamata “la Madre di Gesù”. La grande anonima del 4° Vangelo esiste solo per la grazia che la colma e la missione che le è stata affidata: è trasparente e la diffonde nella misura della sua offerta, totalmente. 

Maria Maddalena, promossa “apostolo degli Apostoli”, si fonde lei stessa nella missione della Chiesa, “esiste per evangelizzare”. Alla fine, i poveri uomini peccatori delle rive del Mare di Galilea diventeranno per il loro intero essere “pescatori di uomini”, porteranno Cristo come una madre porta suo figlio. “Miei piccoli figli… provo dolore fino a quando Cristo non si è formato in voi”, racconta San Paolo nella sua Lettera ai Galati, subito dopo aver confessato il Mistero: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, … perché ricevessimo l’adozione a figli” (Ga 4,4. 19).

La Chiesa deve ritrovare il proprio nome e la propria missione, deve co­stantemente resistere alla tentazione di essere lei stessa il proprio rife­rimento, per iniziare da sola a diventare un sistema di pensiero, un’or­ganizzazione umanitaria, una religione tra le altre: è il luogo di una vita condivisa, la vita stessa di Dio. La sua unica sicurezza è nel suo Dio che le ripete: “Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni” (Is 43,1). “Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani” (Is 49,16). “ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore indi­cherà.” (Is 62,2). E dirai nel tuo cuore: “Chi mi ha generato costoro? Io ero priva di figli e sterile; questi chi li ha allevati? Ecco, ero rimasta sola e costoro dove erano?” (Is 49,21).

Davanti a questo grande mistero della scelta gratuita di Dio, della salvezza offerta e della missione affidata, potrai allora far salire il grido di gratitudi­ne verso Colui che ti ama: “Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore.” (Is 63,16). Comprendi che se sei eletto, preferito, scelto, tutti potranno capire che sono desiderati, amati, scelti attraverso te; se sei stato in grado di essere guidato dal Signore nonostante i tuoi crimini e la tua perversione, come testimoniano la Santa Storia del popolo ebraico e la prima Chiesa, deve esservi, nel Regno dei Cieli, spazio per i peccatori, le prostitute, i pubblicani.

Scopriamo così la Chiesa nostra Madre ad immagine di Maria, parteci­pando alla nascita dei figli di Dio. La Chiesa non è un’associazione che costituiamo, è una famiglia che riceviamo e che ci accoglie. Maria, il suo modello, è anche sua madre, nel senso che la Chiesa vive della fede del suo cuore immacolato, totalmente disponibile al dono di Dio. Maria non aggiunge nulla all’opera di salvezza, eppure collabora nell’accoglierla in modo perfetto, senza perdere nulla, mentre siamo consegnati a noi stessi, mentre fuggiamo e lasciamo Gesù da solo. Ma “la Madre di Gesù era lì”, a Cana e ai piedi della Croce, “all’inizio dei segni”, e quando Gesù può dire: “Tutto è compiuto.”

c) Figli di Maria, missionari del Vangelo

A Lourdes, con Bernadette, possiamo portare Maria a casa, per vivere maggiormente della grazia del nostro battesimo, per far nascere questo cuore credente che ha portato Gesù: così, Bernadette sarà ricevuta figlia di Maria l’8 settembre 1858. Anche noi possiamo entrare nella Famiglia di Nostra Signora di Lourdes, conoscere la gioia dell’Apparizione. Riceviamo quindi lo scapolare blu di Maria e Bernadette: siamo, con loro, “rivestiti di Cristo” (Gal 3,27). Ciottolo bianco, scapolare blu, diventiamo degli altri Cristo nel cuore di Maria, discepoli-missionari dello Spirito della vita, al servizio della civiltà dell’Amore. Questa è la Missione dell’Immacolata: Maria Immacolata, la “piena di grazia”, è il modo in cui Gesù, che in lei ha assunto la nostra umanità, viene ancora oggi nel cuore di ogni uomo. Di conseguenza, è anche il percorso attraverso il quale ogni uomo va al suo incontro e, attraverso di lui, verso il Padre. San Massimiliano Maria Kolbe ci guida sul sentiero già tracciato da San Luigi Maria Grignion de Montfort: “Quindi se stabiliamo la solida devozione della Vergine Santissima, è solo per stabilire più perfettamente quella di Gesù Cristo, è solo per dare un modo semplice e sicuro per trovare Gesù Cristo. Se la devozione alla Santa Vergine allontanasse da Gesù Cristo, dovrebbe essere respinta come un’illusione del diavolo. Ma tutt’altro! Questa devozione è necessaria solo per trovare perfettamente Gesù Cristo, amarlo teneramente e servirlo fedelmente.”

(Trattato della vera Devozione alla Santa Vergine n° 62)

Dovremmo tornare al capitolo VIII della Costituzione conciliare sulla Chiesa e riscoprire che solo per noi stessi cercheremo Gesù seguendo i meandri del nostro ragionamento, dei nostri poveri sentimenti, così rapidamente deviati dalle buone intenzioni o dalle buone risoluzioni che portiamo in noi. Solo Maria, per la sua pura fede, traccerà un percorso diretto verso il cuore di Dio. Pertanto, “l’unione immediata dei credenti con Cristo non è in alcun modo impedita, ma favorita”. Quindi Maria è una mediatrice, una “mediazione materna”, come una matrice che ci modella e ci dà l’immagine del nostro fratello maggiore.

La preghiera mariana si radica lì, ci fa entrare nel Magnificat di Maria, fino ai piedi del Calvario, anche sui sentieri della Chiesa, tra uomini di tutti i tempi, di tutti i luoghi, nel respiro dello Spirito di Gesù consegnato sulla Croce per una nuova Pentecoste. Bernadette lo ha riconosciuto davanti alla Grotta di Massabielle. A noi resta da accoglierlo e scivolare nella grazia del dono che ci viene fatto.

“Il futuro di Lourdes è l’Immacolata Concezione”, ha assicurato padre Duboé, uno dei primi cappellani, al momento dell’inaugurazione del culto alla Grotta nel 1866. Possiamo aggiungere nel 2008: “Il futuro dell’umanità, è l’Immacolata Concezione” è la gioia della nascita e dell’inizio.

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